La figura del medico di famiglia declinato come medico di medicina generale, medico di base, medico della mutua o di fiducia o curante venne introdotta con la legge 23 dicembre 1978 , n.833 nell’ambito dell’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale.
Il medico di famiglia è scelto da ciascun cittadino allo scopo di potersi garantire una prima forma di assistenza esterna al servizio ospedaliero ossia un intervento sanitario di primo livello; il medico di medicina generale possiede potenzialmente una maggior conoscenza dell’assistito e dovrebbe attuare un’azione educativa rivolta a prevenire o correggere i fattori di rischio.
Ogni medico ha un tetto di 1.500 pazienti; esistono tuttavia deroghe, come nel caso di un congiunto di un paziente già a carico (aumento del nucleo familiare).
Il compenso del medico è basato sul numero degli assistiti e non sulla quantità e qualità delle prestazioni.
Nel caso di non disponibilità di un numero sufficiente di Pediatri di Libera Scelta tale deroga può anche comprendere l’iscrizione di minori di età inferiore ai 6 anni, che, altrimenti, dovrebbero essere iscritti con il pediatra.
L’attività principale del medico si svolge presso lo studio medico ove vengono effettuate le visite ambulatoriali; lo studio, di norma, rimane aperto cinque giorni la settimana, suddivisi fra mattino e pomeriggio con un orario che deve tener conto del numero degli assistiti.
Il medico è anche tenuto ad evadere le visite domiciliari entro la giornata se la richiesta è stata fatta entro le ore 10.00, il giorno successivo se la richiesta è stata fatta dopo le ore 10.00.
La popolazione che il medico di famiglia deve curare è in continuo cambiamento a partire da un trend anagrafico in costante crescita.
Attualmente l’aspettativa di vita media nel nostro paese è di 76 anni per gli uomini e di 84 per le donne; si calcola che gli over 65 siano circa 11 milione pari al 17,9% di tutta la popolazione.
Di questi 11 milioni: il 20% è in condizioni di disabilità parziale mentre il 5% in condizioni di disabilità lieve.
In questo contesto, la medicina generale vede crescere il proprio carico di lavoro e di responsabilità clinica a cui aggiungasi le dimissioni precoci dagli ospedali.
Non possiamo nascondere alcune criticità circa i tempi e gli spazi di cura del medico di famiglia.
Questo argomento torna ciclicamente di stretta attualità quando lo si correla con il sovraffollamento delle strutture di pronto soccorso, urgenza ed emergenza.
Anche nel febbraio 2012, in seguito all’ennesimo caso di barelle nei corridoi e nei magazzini di gente in attesa per ore di una visita che si sarebbe potuto erogare attraverso il medico di famiglia, si parlò di scarso filtro messo in atto dai servizi del territorio.
Da lì la proposta, ormai annosa e mai realizzata, di ambulatori dei medici di famiglia che restino aperti 24 ore al giorno, 7 giorni su 7; gli studi non chiuderanno mai, i cittadini troveranno a tutte le ore del giorno e della notte qualcuno che li visiti o prescriva loro un farmaco, che vada a controllarli a casa o magari li rassicuri per telefono.
Questo sarebbe il cambiamento più significativo della medicina del territori il cui schema è già stato disegnato da tempo e si basa sulle cosidette “AFT” cioè: Aggregazioni Funzionali Territoriali dove grandi ambulatori ospitano numerosi medici che a rotazione garantiscono un servizio continuativo di giorno e di notte con la possibilità di avere accesso ai dati del paziente tramite computer.
Questa “rivoluzione” porterebbe ad una umanizzazione della figura del medico di famiglia, risvegliando gli antichi principi degli antenati condotti e, ne sono certo, farebbe la felicità tanto dei pazienti quanto dei medici che ritroverebbero una centralità di cura troppo spesso demandata a specialisti di strutture ospedaliere.