Fascicolo Sanitario Elettronico, entro il 2024 al via la prenotazione delle visite. Come funziona. Previsto anche il pagamento dei ticket, la scelta del medico e il consulto dei referti.
Entro dicembre i cittadini potranno utilizzare il Fascicolo sanitario elettronico (Fse) in modo operativo per ottenere varie prestazioni. Rispetto all’attuale stato di attuazione del Fascicolo, “entro il 2024 saranno disponibili 4 funzioni: la possibilità di pagamento dei ticket sanitari, la prenotazione di visite ed esami, la scelta o revoca del medico e la consultazione dei referti, ovvero di esami e diagnostica per immagini”. Lo ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l’Innovazione, Alessio Butti, alla conferenza stampa per la presentazione del nuovo logo del Fse 2.0. Al via, dunque, il percorso del Fascicolo sanitario elettronico (Fse) 2.0, che ha l’obiettivo ambizioso di costruire da oggi al 2026 una cartella clinica hi-tech sul web, in costante aggiornamento. Rivoluzionando così il rapporto tra medico e paziente.
In linea con il Pnrr, il Dipartimento per la trasformazione digitale, guidato dal sottosegretario per l’Innovazione Alessio Butti, ha predisposto con il ministero della Salute di Orazio Schillaci una nuova infrastruttura tecnologica. Da ieri le Regioni inviano i loro dati a un’unica piattaforma nazionale. Avranno quindi a disposizione un nuovo modello digitale che dovrebbe rendere il fascicolo più accessibile e capiente, ponendo l’Italia al primo posto per questo tipo di tecnologia in tutta l’Ue.
L’obiettivo è rendere più omogenei e funzionali i 20 diversi fascicoli sanitari gestiti dagli enti locali. Rimarrà L’autonomia di gestione da parte delle Regioni, ma i fascicoli dovranno parlarsi tra di loro. Già nelle prossime settimane verranno caricati automaticamente in tutta Italia nuove tipologie di dati, come esami, prescrizioni di farmaci e analisi, arricchendo quello che oggi è uno strumento ancora utilizzato poco da cittadini e medici, con profonde differenze tra Centro-Nord (più avanti) e Mezzogiorno (con maggiori difficoltà). Verranno coinvolte progressivamente 1000 strutture tra ospedali e cliniche, la maggior parte (51%) pubbliche, le altre (49%) del privato accreditato.
Già oggi il 50% dei software della sanità regionale è stato aggiornato con il nuovo protocollo ed entro fine anno ogni cittadino, sfruttando il sistema digitale della tessera sanitaria, avrà i servizi minimi garantiti. Si potrà consultare, scegliere e revocare dovunque il proprio medico curante (oggi tre regioni non lo permettono online), ma anche prenotare e pagare i ticket per le prestazioni sanitarie, interagendo con PagoPa e l’app Io (servizi che mancano rispettivamente in 5 e 6 Regioni nel Paese).
Utilizzando l’intelligenza artificiale alcuni medici potranno poi iniziare a vedere in via sperimentale l’andamento della salute dei pazienti, paragonando il loro stato a quello di soggetti simili e sani. Entro il 2026, quindi, tutti i professionisti sanitari e tutti i cittadini dovrebbero essere collegati, trovando ogni loro dato sanitario online e dicendo addio alla carta. Se le Regioni collaboreranno, la struttura predisposta dal governo sarà funzionale e si riuscirà quindi a raggiungere i target del Pnrr, si potranno avere cure personalizzate e più tempestive. Questo anche grazie a un profilo sanitario sintetico, da consultare in situazioni di emergenza per un immediato inquadramento clinico. Accanto al Fse sarà poi sviluppata una piattaforma nazionale di telemedicina per le cure a distanza e un’anagrafe italiana degli assistiti. L’integrazione dei dati sarà invece favorita dal cloud unico per tutte le aziende sanitarie, a cui però finora hanno aderito solo 190 strutture in Italia.
Tutti i dati sanitari che fanno riferimento al periodo successivo al 18 maggio 2020 per legge saranno automaticamente caricati, in modo progressivo, sul fascicolo. Per quelli precedenti a quella data i cittadini possono negare il consenso alla migrazione online entro il 30 giugno, accedendo all’area personale nel sistema online della tessera sanitaria. Il nuovo fascicolo sanitario, secondo il Dipartimento per la trasformazione digitale, garantisce livelli di protezione molto alti contro gli attacchi hacker, anche se non esiste un rischio zero contro le violazioni di cybersicurezza, che in ogni caso potrebbero avvenire presso le strutture sanitarie dove sono conservati i dati. Se le informazioni personali di un cittadino dovessero essere recepite in modo sbagliato si può fare reclamo al Garante per la privacy, che comunque ha posto al governo e alle Regioni una serie di indicazioni su come rendere la piattaforma il più rispettosa possibile del Gdpr europeo.
Ogni Regione, se già non lo ha, dovrà poi predisporre un servizio di rimozione dei dati più sensibili che non si vogliono comunicare. Come i referti che attestano malattie gravi e invalidanti. Insomma, una sorta di esercizio del diritto all’oblio. Da oggi, poi, ogni cittadino potrà accedere a un “cruscotto” per monitorare il reale livello di diffusione e utilizzo del Fse sul territorio nazionale. Integrandosi con un portale simile per gli addetti ai lavori nelle Regioni, si avrà presto un quadro concreto della situazione nel Paese. Sulla base di questi dati verranno erogati o meno i finanziamenti previsti dal Pnrr per il fascicolo sanitario. Nel frattempo è già partito il piano di formazione per aumentare le competenze digitali nella Sanità, tra cui il corretto utilizzo del Fse. Saranno coinvolti 666mila professionisti tra infermieri, medici e dirigenti sanitari e il programma si concluderà nel 2026.
fonte: DottNet